Castelrotto: la fondazione

Il Knedelgrup nasce in maniera spontanea nell' estate del 2004 in quel di Castelrotto, ridente paesino dell'Alto Adige ai piedi della famosa Punta Santer. Eravamo andati a trascorrere una vacanza in montagna e dopo aver gustato alla sagra paesana i mitici knedel, Nico ha coniato il nome del gruppo che si è sempre distinto per avere al suo interno dei validi bongustai.

Il Knedelgrup, formazione 2008

Il Knedelgrup, formazione 2008

lunedì 13 giugno 2011

CAI ON Val Venegia

Il 12 giugno 2011, nell'ambito del terzo corso di formazione per Operatori naturalistici e culturali regionali organizzato dal Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano del CAI, si è svolta una escursione nella splendida zona delle Pale di San Martino.

Il giorno precedente, al Passo Rolle, si era discusso di geologia, geomorfologia, meteorologia, topografia e strumenti per l'orientamento. I 45 corsisti sono stati suddivisi in gruppi di 8-9 persone e sono stati accompagnati lungo il sentiero 751 che da passo Valles (Vallés, come ci ha ricordato Giuseppe) sale alla forcella Venegia per poi scendere nell'omonima valle.
I dati della tabella seguente mostrano come si siano percorsi, in parte sotto la pioggia, 9,2 km di sentiero (per la cronaca: circa 14 mila passi!).

Partiti alle 10:20 con rientro alle 17:40, in queste 7 ore e 20 di camminata ci stanno parecchie soste, sia per la discussione sugli elementi di interesse naturalistico che per il piacere di una fetta di torta o uno jogurt con i frutti di bosco assaggiati alla malga Venegiota (foto qui sotto).

Il tempo reale di camminata è di 2h20, per un aumento di quota di 210 metri ed una perdita di quota di 570 metri (http://connect.garmin.com/activity/92148038).
Il grafico "quota" mette in relazione la distanza e la quota appunto: una salita costante di circa 200 metri fino alla forcella e quindi una discesa leggera per altri metri, fino al parcheggio di Pian dei Casoni, dove abbiamo lasciato alcune macchine.

Quest'altro grafico mostra come si sia scesi di quota con il passare del tempo, evidenziando nel tratto tra le 5 ore e le 6 ore dalla partenza quella rapida discesa della linea, che non indica un terreno più scosceso (come dimostra il grafico precedente, non abbiamo mai avuto pendenze particolari) ma semplicemente il fatto che in quel tratto si è corso di più. Infatti in quel momento è tornata a cadere la pioggia e così abbiamo lasciato da parte i discorsi per dare spazio alle gambe.

Infine il grafico Velocità-"tempo in movimento" indica la velocità tenuta in ogni momento lungo il percorso, senza considerare le soste. Come si nota, nelle due ore e mezza in movimento, la velocità è stata molto variabile, passando da 3 a 6 km/h dipendentemente dalle condizioni del terreno e dagli elementi di interesse che rallentavano (ma non fermavano completamente) l'andatura.

Abbiamo giocato d'azzardo ignorando la presenza consistente di nuvole grigie nel cielo, quando alle 9:00 abbiamo deciso di sfidare i sensi (il cielo era completamente coperto e c'era la pioggia) ed appoggiarci all'intelletto (le previsioni promettevano un miglioramento), e ci è andata bene.

I componenti del mio gruppo:
Il mio gruppo (Dario) si è conteso lungo tutto il percorso l'ultima posizione con quello di Gianni. Lentezza? Oppure tanto interesse? Beh, alla fine abbiamo rimpianto di non aver osservato con attenzione il letto di un torrente dove altri hanno individuato molti fossili (echinodermi, molluschi...) ma abbiamo avuto modo di scambiarci molte informazioni.

Francesco (geologo) ci ha incessantemente tenuti informati sugli elementi geologici di interesse, supplendo alla mia carenza in quel settore.

Fabrizio (idrobiologo) si è dato da fare intervenendo su quasi ogni aspetto che destava interesse ma distinguendosi soprattutto quando è stato il momento di discutere della sua passione: i macroinvertebrati d'acqua dolce. Abbiamo così discusso di indice EBI ma anche del curioso modo usato dai Tricotteri per costruirsi una teca di sassolini "alla moda", un astuccio usato come zavorra contro la corrente, per la costruzione del quale non disdegnano nemmeno l'uso di materiali plastici.

Francesco in un momento di relax assieme a Daniela. Sullo sfondo un momento in cui almeno la base del Cimon della Pala è visibile (poi il cielo si aprirà ancora di più).

Silvia ha manifestato la sua passione per lo sci alpinismo, intervenendo spesso per approfondire alcuni temi che suscitavano il suo interesse, al pari di Esther, esperta nell'uso di piante medicinali.
Poi è stato il momento di Francesco, che smessi i panni dell'architetto ha indossato quelli dell'alpinista esperto. Tre pagine di curriculum di vie hanno trovato riscontro in un'ottima conoscenza della storia dell'alpinismo, dove ha trovato la spalla di Maria Bertilla, anch'essa appassionata al tema (come quasi tutti i componenti del gruppo).

Il gracchio corallino sembrava più interessato a "scavare" qualche residuo di cibo che alla lezione di Francesco. Ma è stato tra i pochi animali che i son lasciati fotografare. Un po' più piccolo della cornacchia (comunque con un'apertura alare di 80 cm) è inconfondibile grazie al colore nero e il becco giallo, con zampe rosso-arancio (scure nel giovane); è osservabile facilmente sopra al limite superiore del bosco ma in inverno scende anche nei frutteti del fondovalle.

Di altri animali abbiamo visto le impronte (ad esempio quelle ungulate del cervo, che sono state pretesto per approfondire i segnali o tracce lasciati dagli animali) e un bel gruppo di marmotte (alcune marmotte che ho filmato nei pressi del rif. Comici sono visibili su http://knedel-grup.blogspot.com/2010_09_01_archive.html).
A proposito di marmotte si è discusso dell'importanza del linguaggio (un vero e proprio "linguaggio") nel mondo animale. Il fischio di allarme della marmotta (meglio il "grido", trattandosi di una emissione laringea) distingue l'arrivo di un predatore dall'alto (aquila o uomo che scende dall'alto: un unico fischio) o quello dal basso, solitamente meno pericoloso e immediato (si pensi alla velocità dell'aquila nel buttarsi sulla preda comparata alla lentezza di una volpe): in questo caso una serie di fischi segnalano un pericolo proveniente di lato, e l’intensità del fischio fornisce indicazioni sulla distanza del potenziale predatore. Nicoletta ed Elisa hanno contribuito a quella che non era una lezione ma un "mettersi in gioco", intervenendo qua e là quando si è parlato di funghi, licheni, specie vegetali ed ecologia.
Qui sotto, la Paederota, la letale Letharia vulpina assieme a licheni fogliosi epifiti, la Primula auricula (Orecchia d'orso), che deve il suo nome alla precocità della fioritura primaverile, pianta monocarpica (un solo frutto a stagione) emicriptofita (genne a livello del suolo), la Pinguicola vulgaris (pianta carnivora perenne), un senecio, la Morchella esculenta (della quale Gianni ha cantato le caratteristiche culinarie), la Dactylorhiza majalis (o maculata?) individuata lungo il torrente nei pressi della malga Venegia, il Geum rivale, tomentosa rosacea dei rivi, e l'elegante Soldanella alpina.








Lungo il percorso abbiamo trovato il tempo (quelle 5 ore di sosta, circa) per discutere anche di marcia all'azimut e di rilievi topografici, nonché di fare qualche cenno sulla fotografia. Ad esempio qui sotto è ripreso il torrente che scende il Valon della Venegiota, a sinistra con tempo breve (così da fissare le gocce d'acqua) e a destra con tempo lungo (basta 1/5 di secondo) così da ottenere l'effetto mosso. In entrambi i casi una sensibilità di 100 ISO ma naturalmente una chiusura del diaframma (f) da 5 a ben 40 (il numero più grande indica una apertura più piccola).

Per chiudere, dopo la sosta ristoratrice alla malga Venegiota, una bella immagine del bosco ricco in megaforbie e finalmente una vista aperta sulle splendide montagne, che appena nel tardo pomeriggio si sono spogliate delle nuvole che ci impedivano di ammirarle. L'ultima immagine non è stata scattata il 12 giugno, ma in dicembre.




1 commento:

daniela ha detto...

Complimenti per il racconto-ricostruzione dell'esperienza che ho vissuto con un altro gruppo. Anch'io amo fotografare i vari momenti della giornata: centinaia sono gli scatti che la raccontano. Da questa descrizione ho potuto ricevere informazioni ulteriori e rivivere l'esperienza che mi ha appassionato in modo particolare quando ho visto le gocce di pioggia, le onde del mare e le stelle marine fossili.
Grazie
Daniela