Dista pochi chilometri dalla "Terra madre", è questo il nome che viene dato alla grande isola dai locali, ed è un'isola ricca di essenze....ylang ylang, vaniglia, cacao, caffè, pepe.
Ecco il resoconto della prima escursione sull'isola nel luglio del 2013.
Dal resort della Valtur, Amarina, partiamo alle 7 con Maxwell Soatra, una trentaquattrenne guida turistica incontrata casualmente nel corso di una nostra autonoma escursione fuori dai confini della proprietà Valtur. Ci incontriamo all'esterno della seconda sbarra, in prossimità del villaggio malgascio; questa sbarra è stata posta alcuni anni fa in aggiunta alla prima perché i beach boys si avvicinavano troppo al resort per proporre le loro escursioni e la proprietà non gradiva.
Percorriamo il tratto sterrato che ci porta alla strada asfaltata, costruita dai cinesi come contropartita per lo sfruttamento del mare dal quale prelevano cetrioli di mare (oloturie) per farne una specie di plastica. Il tratto asfaltato è ben transitabile, anche se di tanto in tanto Maxwell, che percorre dal 2007 ogni giorno questa strada e la conosce perfettamente, rallenta di colpo per affrontare delle buche trasversali che romperebbero le già provate sospensioni del mezzo.
La prima tappa è il parco naturale della foresta Lokobé, e alle 8 siamo già sulla piroga condotta da un ragazzo del luogo, da Maxwell e dal suo amico che ci accompagna con il compito di realizzare delle riprese per il sito promozionale di Maxwell. I tre remano incessantemente per circa 40' finché si arriva al villaggio Ampassypoi, che significa "poche persone". La riserva naturale, che è stata istituita nel 1960 subito dopo la conquista dell'indipendenza, si presenta subito in tutto il suo fascino.
Un rapido passaggio davanti alle solite bancarelle che vendono tartarughe, coccodrilli, lemuri in legno e in erba intrecciata e si prosegue immediatamente per l'interno della foresta.
Maxwell ci ha proposto il giro completo dell'isola per 50 euro a persona (siamo noi due soli) e con altri 20 euro ha aggiunto al pacchetto questa ulteriore escursione, che altrimenti andava fatta, da sola, un altro giorno, con molto dispendio di tempo per raggiungere il sito.
La foresta di Sambirano che ricopre la riserva è l'habitat naturale dell'Eulemur macaco, che in questa foresta svolge un ruolo molto importante nella disseminazione dei semi favorendo la rigenerazione naturale della foresta.
Maxwell ci ha subito fatto notare il notevole dimorfismo sessuale sotto forma di dicromatismo: maschi a pelo nero, talvolta picchettato di rossiccio sugli arti e sul tronco, e femmine con un manto bruno-rossiccio con sfumature color porpora sul dorso, mentre la zona ventrale del corpo è biancastra. Ambo i sessi possiedono una "barba" a collana, che nel maschio è nera, mentre nella femmina è bianco crema.
Nella foresta abbiamo subito fortuna: un gruppo di 4 lemuri, 3 maschi (neri) e una femmina (marrone) si avvicinano. Maxwell ha portato con sé due banane (di più è proibito per non "viziare" troppo gli animali) cosicché i pre-primati ci guardano con interesse e circospezione fino a decidersi a sfamarsi.
Non facciamo in tempo a scattare le foto che veniamo invitati a raggiungere una minuscola radura alla base della quale, tra il fogliame, scorgiamo un grosso Boa constrictor di più di 2 metri ed almeno una quindicina di kg di peso. Gli adulti nel Madagascar misurano in genere tra il metro e il metro e mezzo, quindi questo esemplare è straordinariamente grande. Maxwell ci racconta che il Boa constrictor è un serpente molto temuto poiché capace di uccidere anche grandi prede avvolgendole e soffocandole nelle sue spire; egli è visibilmente entusiasta perché non ne ha mai visto uno così grande, e quasi si offende quando, scherzando, ipotizzo che il boa sia stato sistemato lì poco prima da lui. In realtà scopriamo che nella foresta ci sono almeno una ventina di questi grossi serpenti, che possono diventare pericolosi di sera quando si avvicinano al villaggio per catturare qualche gallina. Un Boa grosso come il nostro è in grado di divorare in poco tempo un lemure. Il nostro comunque si dimostra abbastanza docile: preso immediatamente dietro alla testa, si lascia sollevare e disporre sulle spalle della nostra guida, che orgogliosamente si fa immortalare con il trofeo al collo, assieme ai suoi due colleghi.
Serpente in parte arboricolo e un ottimo predatore capace di catturare anche uccelli. Sebbene normalmente pacifico ha un morso preciso, è veloce e può fare abbastanza male, facendo perdere molto sangue e rischiando di provocare l'insorgere di infezioni. Il periodo di gestazione, che sebbene siano animali che fanno le uova avviene per intero all'interno del serpente, dura 105 giorni, allo scadere dei quali mamma boa partorirà una media di 20 cuccioli perfettamente formati insieme al sacco vitellino che fino a quel momento li ha protetti.
Non sazi di avventura, proseguiamo all'interno della foresta in religioso silenzio, finché Maxwell, con un atteggiamento che è tipico anche di noi europei, non ci fa capire che ha scoperto ciò che cercava: si accuccia sulle gambe, pugni chiusi e gomiti piegati sulle ginocchia, testa sollevata verso l'alto con il sorriso aperto di chi ha appena individuato lo schivo lemure notturno che stava cercando. Grazie alla prolunga di 2 metri della mia Gopro posso riprendere da vicino tra il fogliame, a 4 metri d'altezza, gli occhi spalancati e ciechi per la quantità di luce del piccolo timoroso lemure, che "osserva il rumore", più che vederla, della telecamerina che struscia sulle foglie.
Qualche fotografia e proseguiamo finché scopriamo nascosto sul terreno il più piccolo camaleonte della foresta e del mondo: è la Brookesia minima, grande quanto un pollice, di colore marrone chiaro, il rettile si fa fotografare e riprendere accoccolato nella mano di Maxwell, che pazientemente attende che il macro canon 100 riesca a mettere a fuoco il raro soggetto. Viste le microscopiche dimensioni, queste specie sono tutt'altro che semplici da trovare, anche perché durante il giorno si nascondono nel letto di foglie che ricopre il terreno della foresta pluviale.
Rientriamo passando per il paese, estasiati dal ritmo profuso dal gruppetto di 6-7 bimbi tra i 2 e i 6 anni che, ballando, intrattengono il visitatore con un ritmo incalzante. Qualche piccolo acquisto e riprendiamo la piroga, stavolta passando tra le mangrovie perché la marea si è alzata. Oltre alle mangrovie lungo il percorso vediamo l'albero dei viaggiatori, una specie di palma a ventaglio con le foglie disposte sullo stesso piano, che viene usato per la copertura dei tetti, così da mantenere l'interno delle case fresco per almeno 5 anni. Il nome malgascio è RAFINALA ed è il simbolo del Madagascar. Maxwell ci spiega che per potersi costruire una casa che resista alla stagione delle piogge per almeno 10-15 anni bisogna usare le mangrovie, ma sull'isola ce ne sono poche e quindi una coppia che vuol metter su casa deve avere abbastanza lavoro e abbastanza soldi da potersi procurare sull'isola grande la materia prima.
Ho caricato su youtube 15 minuti di video dell'escursione, all'indirizzo http://youtu.be/IA0D-2vsdlE
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