Castelrotto: la fondazione

Il Knedelgrup nasce in maniera spontanea nell' estate del 2004 in quel di Castelrotto, ridente paesino dell'Alto Adige ai piedi della famosa Punta Santer. Eravamo andati a trascorrere una vacanza in montagna e dopo aver gustato alla sagra paesana i mitici knedel, Nico ha coniato il nome del gruppo che si è sempre distinto per avere al suo interno dei validi bongustai.

Il Knedelgrup, formazione 2008

Il Knedelgrup, formazione 2008

domenica 28 luglio 2013

La via Francigena di San Francesco secondo il Knedelgrup. Parte Seconda: Assisi-Spello

28 luglio - Assisi - Spello
Distanza percorsa - Km 44 effettivi (tenendo conto dei piccoli movimenti nelle soste): Il tracciato in linea richiede 19,8 km di percorso.
Pendenza media 10%, massima 34%.
Quota: guadagno/perdita quota effettivi: +1450/-1612

Guadagno/perdita quota tracciato diretto: +1138/-1303

Si parte alle ore 9:00 del 28 luglio, gruppo al completo (16 umani più un cane): Erni, Susy, Claudia, Nevio, Daniela, Dario, Giuseppe, Dander, Enzo, Erica, Roberto, Pierpaolo, Grazia, Sergio, Sonia, Nico, Gala. Buona colazione al convento.
Prendiamo la strada bianca verso l’Eremo delle Carceri con una considerevole salita nel bosco, almeno ombreggiati. Quando arriviamo ci dicono che Gala non può entrare e che bisogna essere vestiti adeguatamente, cosa difficile vista la caldissima giornata. 
L'eremo delle Carceri è il luogo in cui san Francesco d'Assisi e i suoi seguaci si ritiravano per pregare e meditare. Lo raggiungiamo dopo 3,7 km di marcia, con una pendenza media del 33% che ci porta da circa 400m di quota a 791 m, innalzandoci, tra saliscendi, di 490 m. E’ ubicato sulle pendici del monte Subasio, nei pressi di alcune grotte naturali, frequentate da eremiti già in età paleocristiana.
 Donato dal Comune di Assisi ai benedettini, questi ultimi lo cedettero poi a San Francesco, affinché si potesse "carcerare" nella meditazione.
Ampliato nel 1400 da San Bernardino da Siena con la costruzione della chiesa di Santa Maria delle Carceri, che ha inglobato una primitiva cappella e di un piccolo convento, l'eremo è posto in un bosco di lecci secolari circondato da grotte e da piccole cappelle dove i pellegrini si ritirano ancora oggi in contemplazione.
Superato il chiosco del venditore di bibite e panini, che per vendere i suoi prodotti qualche esagerazione sul percorso ce la racconterà, si prosegue per un acciottolato fino al Chiostrino dei frati, una terrazza triangolare che si affaccia a strapiombo sul fosso delle Carceri. Alle estremità del chiostro vi sono le porte che conducono al refettorio dei frati e alla chiesa di Santa Maria delle Carceri. Al piano superiore del refettorio sono situate le celle dei frati.
Scendendo una ripida scalinata, dal convento si arriva ad un bosco di faggi e alla grotta di san Francesco. Dal sentiero antistante a questa si dipartono le altre grotte dei primi compagni di Francesco: Leone, Antonio da Stroncone, Bernardo di Quintavalle, Egidio, Silvestro e Andrea da Spello.
 Nei pressi della grotta di San Francesco si trova un leccio secolare dove erroneamente molti credono ebbe luogo la predica agli uccelli di San Francesco che in realtà le fonti storiche attestano essere avvenuta fuori del comune di Assisi. Tradizione vuole che il burrone che si trova nei pressi del monastero sia in realtà il letto di un fiume, oggi in secca, le cui acque furono prosciugate dal santo poiché disturbavano la sua meditazione e quella dei suoi discepoli.
Comperiamo dei panini di ”plastica” dal rivenditore e dopo 3 km di strada i nostri compagni di viaggio salgono a sinistra mentre io e Daniela scendiamo verso destra. Alle 13 raggiungiamo le indicazioni su un cartello bianco e rosso posto su un tornante: a sinistra si va con il sent. 54 per Sasso Rosso, la Bolsella e Fonte Bregno (a 50’) e sempre a sinistra con il sent. 56 per Sasso Rosso, Gabbiano e il Lago mentre noi prendiamo a destra sempre lungo la strada asfaltata per San Benedetto (10’). L’Eremo delle Carceri è dato ad 1h20’.
Siamo circondati da acero trilobo, maggiociondolo, carpinella, orniello, roverella, nocciolo. Ci sono molte cicale.
L’Abbazia di San Benedetto al Subasio sorge isolata in mezzo ai boschi nel versante occidentale del monte Subasio. Si tratta di una potente abbazia benedettina documentata a partire dal 1051, che negli anni immediatamente successivi al mille amministrava molti dei territori che gravitavano attorno ad Assisi.
 L’abbazia, recentemente abbandonata a causa dei danni provocati dal terremoto, permette di immergersi all’interno di un affascinante verde paesaggio.
La chiesa si presenta a navata unica con pianta a croce latina e con la zona presbiteriale rialzata. Al di sotto del presbiterio si apre la cripta romanica suddivisa in cinque piccole navate da una serie di colonne. La copertura, in parte crollata o forse mai ultimata, è caratterizzata da due archi.
Della struttura romanica restano invece le mura perimetrali, l'abside primitiva semicircolare e la cripta della seconda metà dell’XI secolo.
La nuova chiesa abbaziale, costruita con l’asse centrale perpendicolare alla precedente, raggiunse il massimo del prestigio nel XIII secolo, quando erano alle sue dipendenze chiese, ospedali e piccole cappelle sparse in tutto il territorio circostante.
Nel 1260 l’abbazia passò ai monaci cistercensi. Sul finire del XIII secolo divenne spesso rifugio dei gruppi di fuoriusciti banditi dalla città di Assisi nelle frequenti lotte tra famiglie rivali.
Nel 1391 venne conquistata dall’esercito perugino e nel 1339 gli Assisani ne distrussero gli apparati difensivi per evitare che i fuorusciti si impadronissero stabilmente del complesso.
Nel 1860, con la soppressione degli enti ecclesiastici, venne venduta a privati.
Solo nel 1945 i benedettini di San Pietro di Assisi hanno ripreso possesso dell'abbazia ed hanno iniziato un lungo lavoro di restauro durato circa un ventennio.
L’aspetto attuale del complesso è caratterizzato da edifici in parte restaurati in parte allo stato di rudere.
Nonostante l’abate non lo richiedesse, San Francesco si impegnò a corrispondere un affitto annuo (un cestello di pesci) per la concessione della Porziuncola. L'abate volle contraccambiare, offrendo l'olio per la lampada della cappella. Lo scambio di doni tra i frati minori della Porziuncola ed i benedettini si celebra ancora oggi il 21 marzo presso l’abbazia di San Pietro.
14:20. Dopo aver visitato l’abbazia riprendiamo la strada asfaltata in salita e raggiungiamo il bivio precedente imboccando verso Spello il sent. 56, scosceso, sconnesso (ghiaino) e scivoloso in discesa fra carpinelle, sanguinelle, ilex aquifolium, pungitopo, leccio, roverelle tipicamente mediterranee.
Alla fine del sentierino in discesa a circa 650 m di quota prendiamo a sinistra perché il cartello sembra indicare di qua, anche se non essendoci delle frecce non si capisce il verso ma solo la direzione.
15:20. Siamo a 690 m di quota e per la prima volta vediamo un importante bosco fitto di abeti rossi d’impianto d’alto fusto.
Decidiamo di telefonare agli amici del Knedelgrupquando sbuchiamo dal bosco nella collina che sovrasta Spello. Scopriamo che sono poco avanti a noi, tra gli oliveti. Quando li raggiungiamo scopriamo che, come noi, stanno soffrendo la sete. Sarà, per tutti, un’arrembaggio alla fontanella posta alle porte di Spello e soprattutto per l’amico quattrozampe Gala che ci accompagna sarà un sollievo potersi dissetare e riparare un po’ dal sole.



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