inaugurazione della mostra fotografica "La Natura meravigliosa" di Dario Gasparo.
Nel corso dell'appuntamento sarà presentato il libro curato dallo stesso autore "La Val Rosandra e l'ambiente circostante".
Interverranno il giornalista Maurizio Lozei e l'autore.
Pubblichiamo lo scritto di presentazione della mostra fotografica da parte del dott. Paolo Taverna
Mostra fotografica di Dario Gasparo
Quel che facciamo di solito, donne e uomini, è raccontare. Inavvertitamente, a volte; più spesso con intenzione, ma sempre con gli strumenti che la cultura ci mette a disposizione e che, con i nostri racconti, contribuiamo a costituire. Raccontiamo per negoziare significati, cioè per concordare con gli altri, tutti incommensurabilmente diversi da noi, il senso delle cose, delle relazioni, di noi tra le cose e gli altri.
Il linguaggio, quello parlato oppure quello di queste righe di presentazione, ha un ruolo rilevante nel funzionamento della cultura e nella precisazione, infinita, delle sue regole di funzionamento. Però – non dico nulla di nuovo – oltre le parole scritte e dette, altri linguaggi “dicono” e raccontano il senso che attribuiamo al mondo e come pensiamo di starci dentro. Non basta dire, non basta scrivere.
La musica, ad esempio. Le immagini, appunto, com'è nel caso delle fotografie petrose, ventose, solari, “voluminose”, che Dario Gasparo ci propone in una scelta che trascende i confini, regalandoci, mi pare, un suo speciale contributo al nostro modo di pensare la natura, di attribuirle senso e significato, e al rapporto che ad essa ci lega in modo vivo e inevitabile: lì c'è un accordo che sarà necessario trovare, tra di noi e con le pietre, il vento, il sole, l'acqua, il sommacco – e il lavoro, lo sviluppo, la crescita, la ricchezza, la velocità, il consumo, la forza.
Sono belle fotografie. Ma forse sono, come in musica, un “tema” cui faremmo bene a prestare orecchio: sono “cose”, quelle che Dario Gasparo ritrae, con gusto particolare per le forme, le ombre, i contrasti di luce e di senso; sono “cose”, ma paiono vive, ancorché siano solo rappresentazioni, quasi fossero interlocutori antichi e saggi, con i quali scambiare emozioni e impressioni. Così, mi pare, l'insegnante, il biologo, il fotografo, ci racconta nelle sue immagini, e con esse, com'è per lui il mondo che lo circonda e che abita con curiosità, e come potremmo utilmente, e forse anche umilmente, provare altri registri per interrompere il soliloquio autoreferenziale e riprovare il dialogo con la natura.
Paolo Taverna
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